Diario di viaggio Pakistan
Dal confine di Taftan a Quetta
08 giugno 2022
Entro finalmente ed ufficialmente in Pakistan nel primo pomeriggio, ma devo pernottare nella stazione di Polizia per aspettare la mattina seguente per partire insieme alla scorta.
Sono le 7.30, mi faccio trovare pronto ed arriva un pick up con due poliziotti armati, sono la mia guardia del corpo. Carichiamo la Vespa sul pick up perchè la strada da fare è tanta e così possiamo viaggiare più veloci.
Solo durante il percorso realizzo che quell’auto non mi avrebbe portato fino a Quetta, ma fino alla fine del suo territorio di competenza.
Comincia un passaggio a steffetta della mia Vespa, dei miei bagagli e di me stesso. Alcuni trasferimenti sono veloci, 10 minuti, altri durano anche due ore, parcheggiato in qualche stazione di Polizia o per strada, sempre scortato, ma in attesa dell’ennesimo pick up.
Molta fatica, il caldo, tempesta di sabbia, niente da mangiare, per fortuna avevo 4 bottiglie d’acqua. I poliziotti sono sempre gentili, ma non c’è dialogo, quasi nessuno parla inglese.
Arriva l’imbrunire e proseguono i cambi, adesso guido io la mia Vespa perchè i cambi sono frequenti e non ha senso caricare e scaricare la Vespa ogni volta. Non è facile, a parte i danni alla carrozzeria nei vari passaggi, il copri ventola gratta sul motore e la Vespa rimane accellerata anche quando decelleri.
Con il buio non vedo niente, tutti vengono in senso inverso con gli abbaglianti, strade dissestate e guida a sinistra; ci sono dei momenti nei quali devo fermarmi solo per capire dove sono.
Al 13esimo cambio di scorta sono le 23.00, aspetto per un’ora quella successiva e poi avanti.
La 15esima pattuglia è in moto, dai che forse è l’ultima, per cui devo anche ricaricare la Vespa. Sono in riserva…
Niente, 16esimo cambio un’altra auto, è l’una e mezza di notte e la periferia di Quetta fa davvero paura…, per fortuna davanti a me ho il pick up della Polizia con i lampeggianti e due poliziotti dietro, rivolti verso di me, con il mitra in mano. Comincio a volergli bene.
Sono costretto a chiedere di fermarmi a fare benzina, non credo di avere più di qualche chilometro di autonomia.
17esima ed ultima pattuglia, mi porta in un albergo, sono le due meno venti del mattino.
A parte la banana della colazione delle 7.00 non ho toccato cibo, l’hotel mi procura solo un milkshake al mango…, va benissimo.
18 ore di viaggio, è stata durissima ma per fortuna è finita… e invece no.
Alla mattina la Polizia torna e mi porta non so dove per fare un documento security. Realizzo che devono scortarmi per altri 350 km per cui loro definiscono la città. Ok, decido di ritardare la partenza di due giorni, voglio riposarmi.
Nel primo pomeriggio mi riportano in albergo, in moto, con un’altra di scorta che ci segue. Danno disposizioni all’albergatore che non posso uscire, ok 100% riposo.
Questo è stato il mio ingresso in Pakistan, e molto altro su cui al momento non mi soffermo.
Oggi ho delineato il mio itinerario possibile che ho pubblicato nel nel sito.
Un pò complicato muoversi quì in Pakistan!
Da Quetta all’India
15 giugno 2022
Sono arrivato in India!!!
e questa è òa notizia bella, ma riavvolgiamo il nastro a cinque giorni fa e torniamo a Quetta.
I due giorni di riposo forzato in hotel a Quetta (la Poliia non mi permetteva di uscire) non sono poi stati così male, a parte il rammarico di non aver visto la città, mi sembra impossibile non ci fosse stato niente da vedere.
Stamattina appena alzato scendo nella hall e incontro Chris Donaldson (@goingtheworngway_book), un 64enne irlandese arrivato nella notte, anche lui esausto da Taftan. Mi colpisce subito la sua moto, una Moto Guzzi Le Mans 850 con la quale 43 anni fa ha fatto un lungo viaggio tra Stati Uniti, Sud America ed Africa. L’anno scorso ha deciso di ripartire, con la stessa moto, per un viaggio in Asia ed Australia.
Poco dopo scende anche Alex, anche lui arrivato nella notte, un ragazzo francese che a piedi, zaino in spalla, sta girando il mondo da solo. Alex lo avevo già incontrato a Zahedan, in Iran la settimana prima.
Chiacchieriamo e fornisco loro info su quello che avrebbero fatto negli uffici della città, per definire la loro prossima tappa e quindi la relativa scorta. Chris deve arrivare in due giorni a Lahore, lasciare giù la moto e rientrare temporaneamente in Irlanda. Alex deve prendere un pullman per andare ad Islamabad.
In giornata mi vengono a trovare anche Sadaat ed Ejaz, due avvocati di Quetta super appassionati di Vespa. Sono persone gentilissime e piacevolissime con le quali trascorro alcune ore. La loro attenzione verso di me la percepisco quando mi dicono di aver portato anche il loro meccanico, in caso di necessità di manutenzione alla mia Vespa. Tutti fanatici per la Vespa 150 Sprint Veloce, hanno la passione di modificarla, rendendola unica, con accessori e luci di vario tipo ce in Italia guarderemmo con disapprovazione.
La mattina seguente sia io che Chris attendiamo la scorta, in un orario non meglio specificato, compreso tra le 6.00 e le 9.00 del mattino, io diretto a Zhob e lui a Lahore. Alle 8.00 arriva una unica auto della Polizia, che seguiamo entrambi fino al primo cambio, dove ci dividiamo. Io cerco di spiegare che anch’io voglio andare a Lahore, ma niente, ci dividiano e partiamo, ognuno per la propria destinazione.
Io ho 335 km fino a Zhob e poi, finalmente libero di gestirmi il viaggio in autonomia. La strada è bella e scorre bene, sempre tanto caldo ma ok. Cominciano i cambi di pattuglia, uno, due , tre… cerco di tenere il conto, per una mia curiosità personale.
A un certo punto mi accorgo in lontananza, sulla sinistra, che il cielo ha uno strano colore, sempre più cupo. Continuo a guardarlo e man mano che mi avvicino scopro che è sabbia, una tempesta di sabbia. Il cielo è diviso in due, con una linea netta di demarcazione; a sinistra la tempesta di sabbia e a destra sereno. Noi siamo esattamente al centro, concentro la mia attenzione sulle curve, nella speranza che portino verso destra. E invece no, sempre di più a sinistra, dentro la tempesta. Il vento cresce, sento la sabbia che penetra, chiudo bene il casco, rallento la velocità e proseguo, seguendo l’auto della Polizia. La situazione è fastidiosa ma gestibile, per cui andiamo avanti e dopo mezzora il vento inizia a calare e in fondo si intravede il sereno.
Finalmente arriviamo a Zhob, una città incredibile, la attraversiamo proprio nel centro. Adesso capisco perché mi dicevano “a Zhob non ci si ferma a dormire”. Rimango attaccato alla camionetta della Polizia, sono curioso di sapere dove mi lascieranno, passiamo il centro, sulla sinistra c’è un raggruppamento di case fatte di terra, con moltissime persone ed animali, una immagine davvero strana e difficile da descrivere. Avrei voluto fare la foto, ma niente, la Polizia detta il ritmo e non posso fermarmi.
Usciamo dalla città e non ci fermiamo, io continuo a seguirli, ennesimo cambio, cerco di chiedere, di capire, ma non parlano inglese. Mi rispondono a caso, sono sempre molto gentili, ma non c’è modo di avere una informazione chiara e soprattutto attendibile.
Percorriamo altri 100 km, fino al posto di blocco che delinea la fine della regione del Balochistan. Controllo passaporto e visto, poi esco. La strada si insinua all’interno di un canyon molto suggestivo, la Polizia mi segue per ancora due km e poi torna indietro. E’ finita ho pensato, finalmente !!!!!!!!
Niente, dopo 5 km, altro posto di blocco per entrare nella regione del KPK, controllo passaporto e visto e assegnazione nuova scorta. Comincia a far buio, sono stanco e non mangio dal mattino. Chiedo alla Polizia dove poter dormire, proseguiamo, sono ormai le 21.00, dopo 80 km arriviamo in una stazione di Polizia. Ci fermiamo per la notte.
La struttura è molto fatiscente e molto sporca, qui sono abituati così, sono troppo stanco per preoccuparmene. Tutti i poliziotti si attivano per darmi ogni confort possibile, compatibilmente con le possibilità, mi danno da mangiare, un piatto con qualcosa di simile a delle piadine tagliate insieme a uno spezzatino, ovviamente senza posate. Ci fermiamo a parlare, mi chiedono tante cose, sono stanco e finalmente riesco ad andare a letto, senza doccia, non è il caso.
La mattina mi sveglio con la luce, poco dopo le 5.00, mi guardo intorno e vedo meglio dove sono, mi unisco ad alcuni di loro che mi offrono la colazione, una piadina calda, molto unta e del the con latte. Continuiamo a parlare, continuano a chiedermi dell’Italia, sono gentili e curiosi.
Io ho voglia di partire, mi preparo e alle 7.00 sono pronto, ma ancora con la scorta, spero solo per uscire dal Paese. Solo quando realizzo che mi avrebbero scortato fino ad Islamabad, non c’è l’ho più fatta, così è impossibile ho pensato. Guardo nella cartina, quanto dista Lahore al confine con l’India? 450 km, ok, vado diretto lì, devo uscire quanto prima.
E così cambio di direzione, 450 km assurdi in paesi dove ho visto le strade, il traffico e la povertà più assurde. Alle 15.00 perdo la scorta, sono contento, pochi minuti dopo però realizzo che non ho il navigatore, la strada è tutt’altro che diretta e non so dove andare. Cerco di orientarmi a fatica, identifico una possibile direzione e provo. Dopo 5 minuti, nello specchietto, un’auto della Polizia che mi segue…, ah ecco, problema risolto.
Arriviamo a Lahore tardissimo, è buio, devono portarmi a casa di un amico del Vespa Club Pakistan che si è offerto di ospitarmi. Alle 21.00 finalmente ci siamo, ma, non va bene che io dorma lì, devo dormire in un hotel, non so perché… Ok , ceniamo insieme e poi Ashan mi porta in un hotel in città ed avvisa la Polizia di dove sono, così tutti sono tranquilli.
In tre giorni, 1600 km di scorta e 63 pattuglie cambiate, incredibile.
Non vedo l’ora di uscire, sono sicuramente stato sfortunato, ma questo Paese mi ha sfiancato di testa e fisicamente. Decido di stare due giorni a Lahore per riprendermi, uno lo passo a letto e il secondo vado da Ashan per alcuni piccoli controlli sulla Vespa.
In realtà sente subito che qualcosa non va, rumori strani. Il caldo dell’Iran e del Pakistan e la pessima benzina iraniana hanno fatto danni. In quattro ore lui e il suo meccanico smontano e rimontano completamente il motore, cambiano paraolio albero motore, crociera della frizione, pistone ed alcune altre parti. Una persona andava avanti e indietro con una Vespa a 15 km di distanza a comprare i ricambi necessari. Alla fine Ashan non vuole niente, non esiste, abbiamo chiuso a 70 €, pranzo compreso. Giornata andata così.
E’ il 15, non sono a posto, l’intestino mi da problemi da una settimana, ma finalmente oggi passo in India. Vado al confine, 3 ore di burocrazia, un caldo assurdo, ma tutto fila liscio senza intoppi e alle 14.00 entro. Trovo da dormire nella prima cittadina a 30 km di distanza e alle 20.00 sono sprofondato in un sonno pesante, intervallato da frequenti visite al bagno.
Considerazioni sul Pakistan: La mia credo, o spero, non sia stata una esperienza rappresentativa della realtà, però io ho fatto molta fatica ed ho vissuto molto male questo Paese. Non ho potuto fermarmi a guardarlo, cercando di coglierne le caratteristiche e le bellezze. Il mio ricordo è questo: gente molto gentile, generosa e disponibile, anche la Polizia, alcune parti naturalisticamente molto belle, troppa Polizia e Militari, tanta povertà, tanta sporcizia, tanto traffico e strade pessime.
barbara imineo
Buongiorno
segnalo che un certo ROBERTO STERN
copia e incolla foto e racconti presi dal web spacciandoli per propri
mi sento di segnalarlo nel rispetto di chi queste esperienze le ha fatte veramente
cordiali saluti
barbara Imineo