Diario di viaggio India

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Diario di viaggio India

Non ci posso credere!

19 giugno 2022

Primo risveglio in India, sono ad Amritsar e non posso non andare a vedere il Golden Temple, intanto ne approfitto anche per comprare una SIM card indiana.
L’ostello dista 15 minuti a piedi, così decido di incamminarmi usando le mappe offline di Google, che scarico giorno per giorno in base a dove sono.
Girovago mezzora alla ricerca della SIM, ma niente da fare, per averla serve una lettera di un residente o di un albergo. Dove sono io impensabile farsi fare qualsiasi dichiarazione.
Alla SIM ci penso domani e intanto mi godo il Golden Temple in tutto il suo splendore e maestosità. Bisogna entrare scalzi e anche gli uomini con il capo coperto, ovviamente mi adeguo, anche se, da buon occidentale, almeno i calzini li avrei tenuti su volentieri.
Tra una cosa e l’altra riesco a partire verso le 12.00, destinazione Ambala, a 300 km di distanza.
Il viaggio scorre tranquillo, io sono stanchissimo, ma ritrovo cose che in Pakistan me le sognavo: le mappe del GPS, Booking x i pernottamenti (almeno parzialmente), ristoranti per mangiare e camere da poter affittare.
Ad Amirtsar, nella loro povertà e scarissima igiene, la situazione è migliore che in Pakistan. Quì quantomeno raccolgono la spazzatura in punti fissi e poi qualcuno passa a raccoglierla.
Anche il traffico, seppur caotico, è più gestibile, lo stato delle strade è migliore.
Sono le 18.00, il sole inizia a calare e io faccio le proiezioni di arrivo per le 20.00, troppo tardi, è già buio, ma almeno so che ho già la stanza prenotata, quindi vado sul sicuro.
La strada è bella, liscia e senza buche, sto correndo e penso a 1000 cose. D’un tratto un colpo secco, la Vespa sbanda ma non cado, capisco che è successo qualcosa alla Vespa. Mi fermo, scendo velocemente e vedo il retrotreno completamente a terra, c’è sicuramente stato un cedimento dell’ammortizzatore posteriore o di uno dei due attacchi che lo fissano al telaio e al motore.
E adesso? Comincio a imprecare in silenzio, o forse anche a voce alta.
Sorge un altro problema, che nel mio schema mentale definisco “non importante ma urgente”…, Ovvero un attacco di dissenteria. Prendo le mie cose di valore, oltre alle immancabili, finché ne ho, salviette umide Napisan e vado a risolvere questo primo problema.
Ok, -1… Alterno le imprecazioni, tutte contro di me per il carico di bagagli forse ancora eccessivo, al pensare cosa fare. Sono le 18.00, in una strada a scorrimento veloce in mezzo ai campi, in India, da solo.
Non mi viene in mente niente, passano davvero pochi minuti e si ferma un’auto. Scendono due signori evidentemente indiani, quello più giovane è alla guida.
Con gentilezza e sorriso mi salutano, mi avevano notato qualche chilometro prima ed erano già andati a vedere il sito vespup.com, la mia famiglia e il mio viaggio.
Io sono in evidente stato di preoccupazione, il signore più anziano l mi rassicura “a tutto c’è soluzione, da lassù siamo protetti…, Siediti quì e aspetta”. Intanto l’altra persona parte con l’auto a cercare rinforzi.
Siamo in attesa, parliamo in inglese, mi accorgo che è una persona colta, mi ispira anche molta saggezza.
Non passano più di 15 minuti che il giovane torna, seguito da un mini furgoncino tipo Ape Piaggio. In pochi minuti carichiamo la Vespa e ci dirigiamo al paese più vicino a 3 km. Io salgo in auto con loro due che mi dicono “il trasporto è già pagato, non dare niente” 😳😳😳.
Arriviamo, una officina come ne avevo già viste in Pakistan, due ragazzi giovani intenti a lavorare su una moto. Appena arriva il furgoncino scaricano la Vespa e lì in strada, in 10 minuti hanno capito il problema e hanno smontato mezza Vespa.
Nel frattempo solito capannello di curiosi, mi danno una sedia e mi dicono di stare tranquillo. Mi servono il thè caldo con il latte.
Mi siedo e mi alzo varie volte, cerco di capire cosa fanno, sono velocissimi ma si percepisce che hanno esperienza.
Ha ceduto il perno centrale dell’ammortizzatore, quindi smontano il portapacchi posteriore, tolgono il serbatoio, la targa, smontano l’ammortizzatore.
Un terzo uomo parte in motorino, missione reperire l’ammortizzatore nuovo.
Nel frattempo i due soccorritori si scusano molto ma devono proprio andare, ci scambiamo i contatti, li ringrazio infinitamente e loro, prima di salire in macchina mi dicono “non pagare la riparazione, è tutto a posto, qui sei ospite” 😳😳😳.
NON CI POSSO CREDERE!
Un grazie di cuore a GurKirpal Singh Ashk e a
Hardev Singh.
Alle 19.30 la Vespa è a posto e pronta a ripartire. Offro ai due ragazzi meccanici 1000 rupie di mancia (12,5€), ne accettano a fatica, solo 500, grazie anche a loro
È troppo tardi per ripartire e raggiungere Ambala, così decido di fermarmi a dormire nell’unico hotel del paese. Esperienza un po’ impegnativa con cambio camera nella notte causa topo, per trasferirmi nella nuova camera dove il mio nuovo problema sono le formiche.
Nella notte sento il diluvio, sono i primi monsoni. Confido che sia un evento notturno e invece no, al mio risveglio al mattino piove ancora molto e le strade sono tutte allagate.

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Verso il Nepal

22 giugno 2022

Risolta positivamente l’avventura dell’ammortizzatore, vista la pioggia del mattino decido di aspettare un po’ per vedere se diminuisce, alla fine decido di partire lo stesso.
Inizio a preparare i bagagli, provvedendo prima ad un loro ulteriore drastico alleggerimento. Alla fine lascio in albergo una borsa con molti vestiti ed altre cose a cui per necessità preferisco rinunciare.
Sono le 10.30, sono pronto, mi metto per la prima volta la tuta antipioggia e parto, sempre verso est.
Visto l’andamento del viaggio degli ultimi 10 giorni, mi rendo conto che il mio morale e il mio fisico non sono al massimo. Mi sento stanco e non sereno e questo mi porta a non trovare gli stimoli giusti per visitare luoghi che magari lo meriterebbero.
Guardo più volte la cartina dell’India, leggo consigli di amici italiani che ci sono stati e che ringrazio, cerco di abbozzare degli itinerari, ma niente. Mi rendo conto che ogni paese che passo, grande o piccolo che sia, è la stessa cosa, ovvero un traffico infernale, clacson che suonano continuamente, povertà.
Sebbene sia più facile che in Pakistan trovare da dormire, la qualità degli alberghi è sempre ben al di sotto delle aspettative, che nel mio caso sono già abbastanza basse.
La giornata scorre, tra questi pensieri, la strada e lo scoprire piccoli dettagli dell’India vera, quella “on the road” che non vedi nei depliant pubblicitari delle agenzie di viaggio.
In serata sono finalmente a Bijnor e come al solito si è fatto troppo tardi ed è già buio. Sono relativamente tranquillo perché l’albergo lo ho già prenotato, ma non lo trovo.
Ormai ho imparato che devo sempre chiedere informazioni a dei motociclisti perché, quasi sempre per loro è più semplice accompagnarti che spiegarti dove andare.
Lui cerca ma non trova l’albergo e già questo mi insospettisce. Dopo vari tentativi lo trova e capisco perché era “fantasma”. Struttura fatiscente in zona davvero dubbia, senza insegne, camere piccole e sporchissime. L’albergatore ha anche il coraggio di chiedermi cinque volte l’importo del prezzo di Booking; per fortuna avevo prenotato e quindi “no discussion!”.
Voglio andare via ma non posso, sono le 21.00, non ho davvero alternative…, Se penso al giudizio Booking 7.6, ma dove?
Mentre scarico la Vespa si forma il solito capannello di curiosi che guarda cosa faccio e osseva la mia Vespa. Stasera la cosa mi infastidisce più del solito, mi rendo conto di essere anch’io un po’ tirato.
Capisco comunque che l’ambiente non è dei migliori e sebbene il parcheggio sia privato e chiuso da un cancello, c’è un via vai di persone che non mi lascia assolutamente tranquillo, per la Vespa.
La stanza è piccolissima ma non importa, prendo le misure e la Vespa ci sta, devo solo vedere se riesco poi a chiudere la porta. Mi faccio aiutare perché ci sono dei gradini, alcune manovre e la Vespa è dentro, stasera dorme con me. In fondo da quasi due mesi è la mia “compagna e amante”, per cui è esattamente dove ha diritto di essere.
Quella sera mi fa da poggiolo per tutte le mie cose, da carica batteria per il cellulare, da zerbino per il bagno; un utilizzo nuovo.
Finalmente sono a letto, sporco e senza doccia perché non c’è. In realtà sopra il letto, ovvero una tavola in legno con una coperta sopra, monto la mia brandina e il mio materassino, così dormo meglio e soprattutto evito di prendermi chissà che malattie.
La notte rifletto e decido che non posso viaggiare così, devo trovare un posto che mi piaccia, dove stare bene un po’ di giorni, riposarmi, rilassarmi e decidere come proseguire il mio viaggio.
Decido di andare direttamente in Nepal, questo mi complica la parte burocratica perché per rientrare in India dovrò fare un nuovo visto, ma non importa, in questo momento la mia salute fisica e mentale hanno la priorità su tutto.
La mattina alle 7.00 sono già in viaggio, decido di passare la dogana di Nepalganj dove altri erano già passati. Mi servono due giorni, sono circa 500 km. Il primo giorno decido di farne 350, per averne poi solo 150 nel giorno del passaggio in frontiera che, ormai ho imparato, senza intoppi specifici richiede sempre non meno di tre ore.
Nel frattempo avendo deciso di non visitare, almeno per il momento, alcuni importanti luoghi simbolo dell’India, guardo e catturo l’India che vedo dalla Vespa.
Arrivo a Nepalganj, la dogana è nel centro del Paese per cui il caos è totale, fa caldo, è mezzogiorno. Al primo controllo mi fermano e il poliziotto mi fa tutto un discorso in indiano, incurante del fatto che gli abbaia appena fatto capire che parlo solo italiano ed inglese.
Mi fa sedere ad aspettare e sparisce con il mio passaporto. Dopo mezz’ora un’altro funzionario in borghese mi passa davanti, mi dice di aspettare ma prosegue, passa altra mezzora.
Alla fine torna e mi fa capire che non posso passare il confine. Ma perché? Cerco di interagire ma niente, chiedo di farmi portare all’ufficio immigrazione dove con un inglese maccheronico mi spiegano che la dogana è stata chiusa agli stranieri, passano solo indiani e nepalesi, l’unica dogana aperta è Solauli, a 350 km.
Torno indietro, mi fermo in paese, a poche centinaia di metri. Ho poca benzina, ho poca acqua, non ho rupie indiane, avrei anche un po’ di fame ma non trovo nessun posto dove cambiare euro o dollari. Tento con i bancomat ATM, nessuno funziona, o meglio, nessuno accetta le mie carte che ho il dubbio siano state bloccate dall’Italia. Non so proprio cosa fare…. Torno nell’unico ufficio ATM dove c’erano dei ragazzi che ci lavoravano e dopo mille insistenze convinco uno di loro a cambiarmi 20 USD , con cambio a suo vantaggio. Finalmente ho in tasca 1500 rupie, per poter tornare alla prima città e trovare da dormire.
Trovo per fortuna un buon albergo dove potermi riposare, scopro anche che sono gli ATM che non vanno perché la mia carta non è bloccata.
Riparto la mattina, ho 280 km da fare prima di arrivare in dogana a Solauni. Tutto bene, sono contento, mi fermo a fotografare situazioni che mi interessano. Alle 12.00 sento la ruota posteriore sgonfia, mi fermo a gonfiarla, dopo 3 km come prima, è bucata. Mi fermo a ripararla da un gommista, è un bambino. Lavoriamo insieme per smontare tutto, riparare e rimontare, mi chiede 100 rupie (1,2 €). Riparto sudatissimo, ho perso più di un’ora.
Dopo 10 km ancora a terra, imprecazioni e nuovo meccanico, questa volta adulto. È difettata la valvola della camera d’aria che avevo appena montato. Ulteriore cambio di camera d’aria, a questo punto anche inversione pneumatici e via. Alla fine ho perso tre ore.
So che la dogana, almeno così mi hanno detto, è aperta 24/7 per cui decido di avventurarmi anche se sono già le 18.30. Per sicurezza ho individuato un hotel a 25 km dove tornare a dormire se dovessi non riuscire a passare il confine.
Burocrazia tra un ufficio e l’altro, prima nella parte indiana e poi in quella nepalese. Uffici che quando va via la luce si fermano e stiamo lì a dirci ITALIA, VESPA, TOTTI, BUFFON, DEL PIERO, aspettando che la luce ritorni.
Sono le 21.30, ho finito, esausto ma in Nepal. Faccio 5 km verso una guest house che avevo già individuato grazie ad iOverlanding e mi fermo per la notte.
Da quel poco, pochissimo, che vedo, il Nepal mi piace. Anche la guest house è pulita, tranquilla ed accogliente.
Dormiamoci sopra e domattina penserò al programma di viaggio e di riposo, quì in Nepal.

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